Palazzo Comunale
Il Palazzo Comunale di Valentano, cuore dell’amministrazione cittadina, è un edificio di grande valore storico e architettonico, la cui costruzione risale intorno al 1552, in piena epoca farnesiana. Originariamente concepito con un porticato al piano terra e un primo piano nobile, il palazzo rifletteva lo stile sobrio ma autorevole tipico delle sedi istituzionali dell’epoca.
Agli inizi del XVIII secolo, la struttura subì un importante ampliamento per accogliere gli uffici giudiziari trasferiti a Valentano dopo la distruzione della città di Castro nel 1649, episodio che segnò profondamente la storia dell’intera regione. È a questo periodo che si lega anche l’imponente balcone centrale della facciata principale, con una raffinata ringhiera in ferro battuto databile al XVII secolo, simbolo di prestigio e potere civico.
La loggia al piano terra rappresenta un autentico scrigno di memoria storica, ospitando elementi di straordinario interesse:
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Lo stemma civico del XV secolo, originariamente collocato sulla Fontana di Acquaiela.
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Lo stemma di Papa Martino V Colonna (1417-1431), accostato a scudi farnesiani a testimonianza del legame politico e dinastico.
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Lo stemma quattrocentesco della famiglia Farnese, con i caratteristici sei gigli.
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Lo stemma di Papa Paolo III (Alessandro Farnese, 1534-1549), artefice di grandi opere nel territorio.
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Una lapide commemorativa dedicata a Giuseppe Garibaldi, datata 1910, che ricorda il sentimento risorgimentale e l’adesione della comunità agli ideali di libertà.
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La cosiddetta “Lapide dei Caduti”, eretta nel 1922 in onore dei soldati valentanesi morti durante la Prima Guerra Mondiale, segno di memoria e riconoscenza collettiva.
Dal 2019, il Palazzo Comunale è entrato ufficialmente a far parte della Rete delle Dimore Storiche del Lazio, un riconoscimento che ne sottolinea il valore culturale e ne garantisce la tutela e la valorizzazione. Ancora oggi, tra le sue mura, si intrecciano le funzioni amministrative contemporanee e la secolare tradizione civica di Valentano, rendendolo non solo un centro operativo per la comunità, ma anche un custode della sua identità storica.